Qualche tempo fa dicevo a me stesso, scherzando, che una volta finito il libro ne avrei spedita una copia a George Romero, come gesto di ringraziamento per i suoi film. Anche se ancora non mi pare vero, il mio libro è finito nel tascone del suo gilet.
Sapevo della sua visita a Lucca grazie all'evento organizzato da Effetto Cinema Notte: non potevo mancare. Avevo portato con me una copia del libro, sempre per gioco, così “semmai dovessi incontrarlo....” continuavo a ripetermi.
“Impossibile” mi dicevo. Passerà da Piazza Antelminelli la sera, e ci sarà una gran folla ad attenderlo, non ci sarà né modo né tempo per autografi o foto con i
vari fans lì radunati, figuariamoci se riusrirò a dargli il libro.
Così, intorno alle 17:30 sono andato a vedere per la seconda volta, dopo circa una settimana, la mostra a lui dedicata.
Non potevo crederci, dopo qualche minuto il Maestro mi è passato davanti (non pensavo fosse così alto): era venuto a vedere la mostra accompagnato da Paolo Zelati - critico cinematografico - impegnato a fargli da guida. Qualcuno cercava di farsi fare un autografo, qualcun altro una foto. Io non ho fatto nulla di ciò, volevo vivere l'attimo. Così in quel preciso momento il mio “Manager/Capo/Boss/Generale/Moglie” ha preso il controllo della situazione: “Ho capito, ci devo pensare io!”
Diretta, senza mezzi termini e sicura di sé, ha consegnato il libro a Romero, dicendogli (in inglese) che era un regalo per lui. “Per me?” ha risposto, “Si proprio per te!”, e dopo aver osservato la copertina, ha messo il libro in un tascone del suo gilet.
In genere sono sempre gli altri a volere qualcosa da te, spiazza quando ricevi una cosa in modo inaspettato, senza averla chiesta. Il Maestro non sembrava contrariato, anzi, era stupito mentre stringeva tra le mani il libro.
Ora, sono consapevole che potrebbe averlo perso o regalato a qualcuno; è probabile che comunque, non lo leggerà mai, visto che il libro è scritto in italiano. Quindi a meno che non abbia in casa una persona che parla la nostra lingua e che tutte le sere piazzandosi su una sedia di fianco al suo letto gli legga un capitolo, dubito che il maestro scoprirà mai la storia contenuta in quelle pagine.
Con buone probabilità però posso credere in qualcosa di diverso. Voglio immaginare il mio libro in mezzo alla sua libreria, proprio a casa sua.
Qualcuno mi ha chiesto “Ma come? Non ti sei fatto nemmeno una foto?”
No, non ho una foto insieme a Romero, ma non mi interessa avere un trofeo da mostrare ad amici e parenti.
Quello che conta - e chi ha letto “Storia di una non morte vissuta” sa a cosa io mi stia riferendo - è l'intenzione. Io volevo che una copia del mio libro arrivasse a Romero in segno di rispetto, perché è grazie ai suoi film, visti fin da tenera età, se oggi ho scritto “Storia di una non morte vissuta”.
Quella copia, era sua di diritto.
CAOS
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